CAPITOLO V - Sabato, 30 giugno 1990
Tragitto: KYPARASSIA-KALAMATA
Chilometri percorsi parziali/totali: 71/312
VIAGGIO SENZA INTOPPI PARTICOLARI. SBALORDITIVA
CRONACA:
Partenza nelle solite condizioni sconsigliate: sotto il sole delle 11.30 ed a stomaco pieno. Si sa, le regole sane non ci entrano in testa. Il percorso di oggi ci porta nell’entroterra peloponnesiaco caratterizzato da un ambiente brullo, roccioso con una crescente quantità di ulivi. I muri a secco disegnano in modo geometrico le alture nelle cui vallate noi pedaliamo con facilità e spensieratezza.
Ci concediamo qualche sosta nelle vicinanze di posti reputati “interessanti” per scattare qualche foto ricordo. Infine, dopo tre ore e mezza di pedalate quasi anonime penetriamo il più grande centro di produzione e del commercio di olio d’oliva dell’intero Peloponneso: Kalamata, una città moderna in confronto ai paesini di poche anime incrociati in precedenza. Qui frotte di turisti sono alla frenetica ricerca della spiaggia da sogno, con acque cristalline e pasti a base di pesce nei ristorantini distribuiti sul lungo mare. Noi due fetidi vagabondi, più simili all’essere animale rispetto alla gente per bene che sfila sui marciapiedi, stoniamo in mezzo a questa folla.
La scelta del campeggio risulta questa volta mal riposta: il nostro "manuale-dei-consigli" per la scelta dei campeggi ci indica una struttura altamente moderna ad un prezzo, forse, troppo economico, che riscontra sì l’effettivo basso costo del servizio offerto, ma lo stesso non è decisamente all’altezza delle aspettative manifestate nel manuale. Pazienza, abbiamo passato di peggio. Montiamo la tenda, attività in cui siamo ormai esperti, e finalmente chiamiamo a casa, la prima volta da quando abbiamo lasciato Patrasso. Raccontiamo alle nostre famiglie che per effetto di una serie di eventi nefasti - non meglio precisati ed omettendo accuratamente qualche particolare oggetto di sicura ansia genitoriale (vedi la 1° tappa) – abbiamo subìto delle perdite, che, ricordiamo, si riepilogano principalmente nei biglietti di ritorno del traghetto e nel mazzo di chiavi di casa di Marc.
Seguendo i consigli dei nostri genitori ci precipitiamo in centro alla ricerca di una Stazione di Polizia in cui effettuare la denuncia di smarrimento, necessaria per un tentativo di rimborso dei biglietti del traghetto una volta rientrati in patria. La ricerca si scopre essere più ardua del previsto a causa della complicata identificazione del’edificio strategicamente mimetizzato tra i lidi balneari sul lungomare. Entriamo in questo condominio fatiscente, pericolante e semideserto, alla difficile ricerca di un “tutore dell’ordine”. Individuato il soggetto, ha così inizio l’odissea per la redazione della denuncia che rasenterà il limite dell’inverosimile: veniamo accompagnati in una stanzetta, più simile ad uno sgabuzzino, sia per misura sia per ordine, in cui un poliziotto con camicia d’ordinanza aperta all’ombelico e pelliccia naturale sgargiante in bella vista ci fa accomodare su due sgabelli in legno. Entra un collega che gli dice qualcosa, e lui, tirando su la cornetta di un vecchio telefono a disco e schiacciando in sequenza rapida e con violenza i due tasti posti sulla forcella, infine attacca il telefono imprecando, chiaro segno che il telefono non funziona. Iniziamo bene…
La spiegazione di voler effettuare una denuncia si fa sin da subito difficile a causa dei problemi di lingua. Non si capisce se il poliziotto abbia compreso le nostre intenzioni, ma crediamo sia sulla buona strada quando lo vediamo girare per qualche minuto per l’ufficio in cerca di qualcosa. Ad un tratto eccolo trovare un pezzo di carta mezza sgualcita e ingiallita dal tempo e dall’umidità, sul quale, crediamo, voglia riportare la nostra denuncia. Quando lo vediamo prendere in mano una penna a sfera (di macchine da scrivere nemmeno l’ombra, figuriamoci di un computer) e scrivere con l’alfabeto greco, solo allora, dopo un iniziale sbigottimento, comprendiamo l’inutilità della nostra attività: cosa potremmo mai fare di una denuncia illeggibile (nemmeno utile per una traduzione giurata considerata la pessima calligrafia e le molteplici cancellazioni e correzioni), in cui non possiamo nemmeno verificare l’autenticità di ciò che noi abbiamo riportato?? Firmiamo quello che reputiamo possa essere la nostra denuncia, la cui copia il poliziotto si accinge subito ad archiviare, ahinoi, in un cassetto zeppo di cartacce ed usciamo dalla “caserma”…speriamo di non dover più ripetere una simile esperienza in futuro…
Nel tardo pomeriggio ci trasformiamo in tifosi appassionati del calcio che viene giocato nella nostra madrepatria: siamo ai quarti di finale e dopo un Argentina-Jugoslavia finita, 3-2 ai rigori con un grande Goycochea, in tarda serata (alle 10 iniziano le partite) diventiamo fanatici tifosi per la migliore squadra del mondo in Italia-Eire conclusa con un gol tempestivo e risolutore del solito neo-capocannoniere Schillaci.
COMMENTO:
Abbiamo iniziato a leggere con una certa facilità l’alfabeto greco e il linguaggio ci sembra giorno dopo giorno sempre più familiare, anche se resta incomprensibile. Marc ha inoltre iniziato a leggere il libro che narra le leggende che riguardano la mitologia greca, dalla sua nascita all’avvento romano. Storie dall’atmosfera affascinante che Marc riesce a trasmettermi con il suo solito modo coinvolgente di raccontare. In conclusione, stiamo apprezzando fin nei minimi dettagli il luogo che ci ospita in questa nostra avventura, nonostante alcune note negative che però caratterizzano momenti di postuma ilarità.
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