domenica 26 marzo 2000

SHARM EL SHEIK - 2K: CAPITOLO 5 - Omi

    Prendiamo il volo come da programma, atterriamo a Monaco di Baviera e per prima cosa cerchiamo il desk del tour operator. Sorvolo sulla discussione che si è accesa dopo una serie di rimpalli di responsabilità, ma la conclusione è che non ci pagheranno il volo per Düsseldorf imputando a noi la colpa di quanto accaduto, anzi, ritengono di aver già assolto al loro impegno portandoci in Germania senza chiederci il rimborso del prezzo del biglietto…avremo modo di discutere successivamente.

    Ormai è quasi ora di cena, dobbiamo ancora recuperare la nostra macchina che dista quasi 600 km da noi (quasi quanto casa nostra a Monza…) e l’unico volo della serata è gestito dalla Lauda Air alla modica cifra di 600 marchi…che si fa? Si paga o si aspetta alternative migliori il giorno dopo?

    Elena è stanca, non vuole aspettare un altro volo e soprattutto non vuole dormire in aeroporto, quindi prelevo i contanti (qui posso finalmente farlo), paghiamo i biglietti e un’ora più tardi saliamo sull’aereo…siamo gli unici passeggeri dell’intero veicolo. I sedili sono in pelle nera e la cena che ci viene servita è davvero deliziosa. Almeno il servizio è ottimo, una magra soddisfazione per il prezzo pagato.

    Giungiamo a Düsseldorf ormai a serata inoltrata e andiamo a recuperare la macchina. È quasi mezzanotte e mettersi in viaggio per Milano non ha senso e non si ha voglia. Quindi propongo a Elena di chiamare mia nonna, distante poco meno di un paio d’ore da dove ci troviamo e di passare il weekend da lei prima di tornare in Italia. Lei acconsente, così chiamo la mia Omi.

    Non ho capito? Quand’è che arrivi?”, mi chiede Omi, che seppur sia un po' sorda, la domanda la pone per l'incredulità.

    Tra un paio d’ore, Omi. Ti trovo ancora sveglia?” replico.

    Come tra un paio d’ore? Ma dove sei?

    Sinteticamente le spiego tutto e dall’altra parte la sento ridere - al suo solito modo - dicendo solo uno sconsolato “Sascha…”, come per dire “sei il solito, ne combini sempre una”. 

    Però la mia Omi ha sempre le porte aperte e ci dice che ci aspetterà.

    Saliamo in macchina e a quel punto mi rendo conto che non abbiamo nessuna cartina stradale. Panico. Inizio a riesumare le mie nozioni di geografia della Germania e quindi a seguire le indicazioni di luoghi e città che so essere più o meno nella direzione in cui vorrei andare o di cui ho sentito parlare frequentemente mia madre quando da piccolo si andava in macchina dalla nonna (immaginando quindi che fossero luoghi vicino a lei). Prima zig, poi zag, e finiamo su un autostrada che indica, tra le varie destinazioni, anche l'Olanda. 

    "Non posso andare del tutto alla cieca, rischiamo davvero di finire chissà dove", informo Elena.

    Fortunatamente devo fare benzina e mentre mi servo al self.-service noto sul muro del benzinaio una cartina grossolana delle autostrade tedesche. Gioia e gaudio!! Subito memorizzo le città (e sono tante) lungo la direttiva che devo percorrere, tenendo conto sia i luoghi vicini sia quelli lontani, sapendo poi che i cartelloni delle autostrade riportano principalmente le grandi destinazioni. Un bel po' da tenere a mente, non avendo ne carta ne penna. Della memoria di Elena nemmeno a parlarne.

    Gladbeck, Haltern am See, Dülmen, uscita "Nottuln" e infine direzione Billerbeck. All'una mezza di notte passiamo sotto il cartello del "Ferienpark Holtmann", dove una sorridente Omi ci accoglie sorridente con le braccia aperte. Ce l'abbiamo fatta.

    Riusciamo ancora a raccontare la nostra avventura ad una Omi estremamente curiosa di come siamo finiti da lei e la suo unico commento resta sempre "Sascha, o mein Gott, bist immer der selbe!", ovvero "Sascha, o mio Dio, sei sempre lo stesso!" ... cosa avrà voluto dire...

    La notte porta ristoro e nei successivi due giorni ci rilassiamo nella campagna passeggiando nei campi, coccolati dalla Omi, prima di rimetterci in viaggio per tornare in Italia.

    


    E no, decisamente no, non è stato più economico partire dalla Germania.


venerdì 24 marzo 2000

SHARM EL SHEIK - 2K: CAPITOLO 4 - Vivere da esuli

    Giungiamo finalmente all’aeroporto

    Sono senza parole, ma lentamente mi rendo conto della situazione: siamo in Africa, un continente lontano un Mediterraneo dall’Europa, senza più un soldo avendo speso le ultime lire egiziane al  mercatino di Naama Bay, con una carta di credito senza plafond, una carta bancomat utilizzabile solo ai bancomat europei ed il prossimo volo per Düsseldorf programmato per la settimana successiva…Bene, cosa facciamo adesso?

    Non avendo soldi non possiamo nemmeno chiamare casa e chiedere aiuto. E diversamente dall’Europa, dove in ogni caso saprei giostrarmi per trovare una soluzione, qui mi trovo totalmente spaesato, lontano da casa e con intorno territori talmente diversi dal mio modo di vivere e di pensare che mi trovo – per assurdo – a fantasticare se sia possibile tonare a casa con una barca a remi. 

    In questo stato di sconforto entriamo in aeroporto e qui capisco che il problema non sarà di facile soluzione: il cosiddetto Aeroporto Internazionale di Sharm El Sheik non è alto che un grande capannone, un open-space enorme con al suo centro delle scrivanie rubate alle scuole che fanno da desk delle compagnie aeree e dei tour operator, che si identificano tra di loro con i rispettivi nomi scritti a mano su un foglio bianco attaccato con lo scotch sul bordo della scrivania. A questi tavoli si trovano sporadicamente degli steward o delle hostess, mentre sul tavolo stesso non c’è nulla, non un computer, non una stampante, solo qualche foglietto sparso disordinatamente e qualche penna. Ci sono code caotiche qua e là e non funziona nemmeno l’aria condizionata. I servizi igienici sono fuori uso.

    Elena si è seduta su una delle nostre valige e dopo aver scrutato l’ambiente appena descritto, abbassa la testa ed inizia come un mantra a ripetere “non usciremo mai da qui!”, sull'orlo di piangere per la disperazione. Cerco di sdrammatizzare ricordandole che al massimo possiamo tornare dal commerciante e scambiarla per i famosi cammelli, così lei avrebbe almeno un tetto ed io - dopo un lungo viaggio - potrei tornare a casa sul dorso del camelide e successivamente riscattarla. Elena non è dell'umore di scherzare.

    È ora di prendere in mano la situazione, non esiste che per incompetenze altri io debba pagarne le conseguenze. Al momento il mio unico obiettivo è trovare un volo, qualsiasi volo, per qualsiasi destinazione europea, ma soprattutto non mi deve costare nulla, perché non posso pagarmelo.

    Non voglio lasciare Elena alla sua disperazione e cerco nuovamente di rincuorarla prima di mettermi alla ricerca di chiunque abbia a che fare con il mio tour operator scellerato. Identifico uno steward con il logo del tour operator che sto cercando. Seppur abbia una voglia matta di scaricare sul povero malcapitato tutta la mia frustrazione e la rabbia della situazione, ho la mente abbastanza lucida da rendermi conto che ciò non sarebbe l’approccio migliore per giungere al mio fine, così lo fermo e con estrema e forzata cortesia gli racconto quanto è accaduto (lui mi dirà dopo di essere già sotto informato…ma allora perché non sei venuto a cercarci?!?). Gli faccio pesare molto il fatto che – a prescindere che io mi sia o meno aggiornato la sera prima sul volo, contravvenendo alle loro regole - la compagnia ha comunque l’obbligo di verificare al check-out che ci siano tutti gli ospiti e non può permettersi di chiudere la lista e abbandonare i turisti senza aver prima fatto di tutto per rintracciarli. La mia negligenza potrebbe eventualmente essere sanzionabile dalla compagnia, ma l'infrazione della loro procedura di controllo è stata a mio avviso gravissima, tant'è che le conseguenze sono – per l’appunto – nefaste.

    Fortunatamente la trattativa dura poco perché vedo lo steward molto collaborativo e propositivo, conscio che il problema è davvero grande, ed infatti lo convinco a metterci sul primo volo che abbia una disponibilità per entrambi e che atterri preferibilmente in un paese dell’Europa occidentale. Lo steward sparisce, e dopo un’ora di mancati contatti inizio a pensare che si sia dileguato lasciandoci al nostro destino. Elena nel frattempo si è un po’ ripresa confidando nella soluzione che ci è stata promessa.

    E alla fine torna, lo steward torna col braccio alzato e con dei biglietti in mano sorridente. Nel consegnarceli chi comunica: “Ho trovato 2 posti su un volo per Monaco di Baviera, parte tra un’ora. Fate subito il check-in dei bagagli!

    Vorrei tanto baciarlo! Germania, atterreremo in Germania. Certo che Monaco è dalla parte opposta rispetto a Düsseldorf, ma è comunque una fortuna incredibile. Elena - che ha solo intuito per motivi linguistici quanto sta accadendo - mi guarda come per dire “ma è tutto vero?”. Le confermo tutto e leggo chiaramente sul suo viso la tensione che improvvisamente svanisce ed un flebile sorriso che sostituisce la precedente espressione.

    Forse non resteremo esuli in terra straniera.

SHARM EL SHEIK - 2K: CAPITOLO 3 - Il viaggio agli inferi

    Da qui comincia la reazione a catena degli eventi: in costume e ciabatte inizio a correre giù dalla struttura ricettiva fino in spiaggia urlando a squarciagola “ELENA! ELENA!”. 

    Elena, beatamente sdraiata sul lettino e felicemente baciata dal sole, sente in lontananza la mia voce e voltandosi nota un folle che corre roteando le gambe come Willy E. Coyote agitando le braccia come per segnalare un imminente “disastro”. È ancora ignara su cosa le sta per piombare addosso.

    La raggiungo in evidente ipossia con il cuore che pompa faticosamente e violentemente sangue nelle vene e tra una boccata d’aria e l’altra le dico: “Corri …. in camera…, dobbiamo… patire… subito!

    Elena mi guarda perplessa, pensando sia uno dei miei soliti scherzi stupidi o che abbia avuto un attacco acuto di demenza. Quando le dico seriamente che stiamo perdendo l’aereo la vedo barcollare (e non per il caldo), ma fortunatamente reagisce (o sembra farlo) perché la vedo correre. 

    Arriviamo in camera, apriamo le valigie sul letto e ci buttiamo dentro i vestiti dentro - letteralmente alla rinfusa -, chiudendole lasciando penzolare fuori maniche di magliette, calzini e altri indumenti imbarazzanti. L’ultimo tratto tra camera e reception è in salita e con il sole quasi allo Zenith, il colpo finale. Ciò nonostante, 10 minuti dopo essere stato informato del nostro abbandono in Egitto da parte del nostro gruppo, ci troviamo all’ingresso del resort – sudati fradici - pronti a prendere un taxi chiamato nel frattempo dalla hostess (che però pare essere scomparsa). Mancano solo 40 minuti alla partenza, ma fortunatamente l’aeroporto è a pochi minuti di distanza…forse riusciamo nel miracolo.

    Mentre siamo fuori scalpitanti in attesa del taxi, ci raggiunge un conducente di un autobus parcheggiato lì vicino. Vedendoci scrutare nervosamente l’orizzonte in cerca del taxi (e la notizia di due turisti che devono raggiungere l’aeroporto autonomamente ormai si è sparsa in tutta la struttura), con gesti e parole ci fa capire che si rende disponibile a portarci lui “GRATIS” in aeroporto. 

    No taxi, bus! Free!” ci dice. 

    Non crediamo alla fortuna che finalmente sembra essersi accorta di noi. Non vedendo ancora alcun taxi, saliamo frettolosamente sul bus e partiamo in direzione aeroporto. Nel dubbio gli richiedo di nuovo con faccia incredula “Airport?” indicando il bus, giusto per dissipare ogni possibile dubbio, e lui convinto e soddisfatto risponde sorridente “Yesss!”, contento di esserci d’aiuto.

    Iniziamo ad intravedere l’aeroporto in lontananza, più che altro perché notiamo degli aerei sbucare da da dietro alle dune. Mancano 35 minuti…

    Lungo la strada arriviamo ad un bivio, indicante a sinistra l'aeroporto.

    "Dai, dai!" esorto l'autista nei miei pensieri. L’autista imbrocca la destra direzione ….resort…resort??? ….RESORT?!?!?

    Lo guardo incredulo e gli dico con occhi sgranati “Airport!! Urgent!! No time!!” poche parole ma chiare, ma l’autista serafico mi sorride di riflesso e ribadisce “No worry, airport”.

    Yes, ma airport now, not tra un hour!” gli replico ormai con le lingue in confusione. Stesso sorriso e stessa rassicurazione di risposta…

    Ci fermiamo davanti ad un resort con un gruppo di anziani che aspetta di salire a bordo. Probabilmente l’autista doveva passare a prenderli e ci ha dato un passaggio, ma accidenti, poteva almeno avvisarci. Il gruppo sale fortunatamente abbastanza in fretta e dopo pochissimi minuti il bus è di nuovo in viaggio. 

    Mancano 25 minuti al volo….ce la possiamo fare, l’aeroporto è piccolo, ce la possiamo fare.

    Quando scorgiamo un secondo e poi terzo gruppo sul ciglio della strada vicino ad altri due resort, capiamo che per noi non ci sono più speranze. Raccolto l’ultimo gruppetto, ormai veramente prossimi all’aeroporto, vedo un aero alzarsi il volo. 

    Vedi Elena, quello è il nostro aereo!” le dico ormai rassegnato al mio destino di profugo in terra egizia.

SHARM EL SHEIK - 2K: CAPITOLO 2 - La buona vacanza si vede dal mattino

    La settimana passa tra bagni in un mare di un blu mai visto e colmo di una varietà incredibile di pesci (io ero abituato all’Adriatico, quindi si può solo immaginare lo stupore di fronte all'immensa fauna marina del Mar Rosso), con alcune escursioni a Naama Bay e nel deserto: la più bella è stata la cammellata nel deserto a notte fonda e senza luna, potendo così ammirare una volta celeste e le costellazioni come mai viste prima. 

    In una delle passeggiate a Naama Bay, un paesino piccolo di pescatori con negozietti sparsi qua e là, un commerciante, nel mercanteggiare la vendita dei soliti papiri e profumi (tipicamente turistici, ma comunque di nostro interesse), mi ha detto che se gli avessi "ceduto" mia moglie, mi avrebbe dato ben 20 cammelli. Ovvio che è la tipica battuta egiziana per noi stranieri, ma è stato divertente negoziare "per finta" la cessione di Elena convertendo i cammelli nei più comodi cavalli di razza. Elena ovviamente mi ha poi riempito di schiaffi...più che altro perché diceva che valeva ben più di quei cammelli o cavalli proposti...

    In nessuno di questi giorni ho incontrato la hostess del tour operator, ne tanto mento gli altri ospiti tedeschi che nemmeno conoscevo.

    Arriva il giorno della partenza: alle 8 del mattino bussano alla porta della nostra stanza. Apro e vengo accolto da sorrisi smaglianti di due facchini pronti a prendere le mie valigie. Io sono ancora in pigiama e con gli occhi che stentano a restare aperti, con Morfeo ancora aggrappato sulle spalle. “Ma io ho l’areo oggi pomeriggio alle 16.30, è troppo presto! Non preoccupatevi, le valige me le porto io più tardi” dico loro con cortesia. I due si scambiano degli sguardi sbigottiti, ma mi sorridono e salutano interdetti e poco convinti. Io invece provo a tornare a letto, ma ormai Morfeo mi ha abbandonato.

    Ci alziamo, ci mettiamo il costume, andiamo a fare colazione e poi di corsa giù in spiaggia per le ultime ore di sole. Poco prima di pranzo, immaginando che ci si un punto d’incontro da qualche parte in cui raggrupparsi prima di andare in aeroporto, mi dirigo verso la reception in cerca della famosa hostess, snobbata fino a quel momento.

    La trovo seduta alla scrivania intenta a scribacchiare, mi presento e le chiedo con un sorriso a 32 denti a che ora dobbiamo incontrarci per prendere il volo per Düsseldorf. 

    La ragazza diventa pallida, inizia chiaramente a sudare freddo e a agitare le mani mentre dilata oltre misura sia occhi che bocca. Io la guardo e non capisco…

    MA IL VOSTRO VOLO PARTE TRA UN’ORA!!” si mette a urlare la ragazza, “DOVRESTE GIÀ ESSERE IN AEROPORTO CON GLI ALTRI!”.

    Evidentemente non lo siamo”, penso ancora poco consapevole della gravità delle sue parole, tant'è che le rispondo candidamente "Ma il volo non è mica alle 16.30? Come mai tutta questa fretta?"

    Nel farneticare in pieno panico la hostess mi chiede come ma io non abbai guardato sulla bacheca per avere aggiornamenti sul volo come lei aveva suggerito al primo briefing di benvenuto…

    …ora capisco a cosa servono i briefing…

    Cos’era accaduto: io, che come dicevo non ero mai andato in un villaggio organizzato, non sapevo che i voli charter potessero subire cambi di orario addirittura di intere giornate (in seguito ho imparato che i charter anticipano sempre i voli, non rispettano l'orario originale e soprattutto non li ritarano mai). Capisco ritardi nei voli, ma non anticipi consistenti…. E non avendo verificato la sera prima (come avrei saputo se avessi presenziato al briefing) era rimasto all’oscuro del “rescheduling” del volo alle 12.00 circa.

    A questo punto il panico assale anche me quando la ragazza mi chiede - o si chiede ad alta voce - come diavolo farà a portarci all’aeroporto visto che non c’è più il bus. Mentre lei cerca di trovare una soluzione mi consiglia di presentarmi con le valigie in recepiton “SOFORT!”, ovvero “subito!”.

venerdì 17 marzo 2000

SHARM EL SHEIK - 2K: CAPITOLO 1 - Il lungo viaggio

     Arriva il giorno della partenza: carichiamo la macchina e via in direzione Düsseldorf.

    In serata – e dopo mille soste e altrettante code (le “Staus” - in tedesco – sono inevitabili) giungiamo all’aeroporto, ma dato che la partenza è alle 4.35 del mattino, decidiamo di dormire in macchina - parcheggiata nell’autosilo dell’aeroporto - come due barboni. Dimentichiamo però che a motore spento e a Marzo in Germania fa ancora decisamente freddo, quindi la notte passa battendo i denti; ma poco importa, intanto in poche ore saremo baciati da un sole caldo.

    Al check-in mi lascio trascinare dal Tour Operator e dalla gente che dovrebbe partire con noi perché non sono abituato ai viaggi di gruppo. E non sono nemmeno abituato agli orari sfasati dei charter, che partono con 2-3 ore di ritardo senza un vero motivo. Pazienza, voglio avere un atteggiamento positivo, quindi mi adeguo.

    3 ore dopo il decollo atterriamo all’aeroporto di Sharm, una semplice colata di asfalto in mezzo al nulla desertico con un capannone che lo affianca. All’uscita ci attende la nostra “hostess” e per la prima volta comprendo cosa significa il termine “hotel con FORMULA ROULETTE” sulle brochure di viaggio: tu credi di andare nell’albergo specifico indicato nella brochure e sulla base del quale hai scelto quella meta, ma in realtà finirai in un altro hotel senza sapere però quale sia ne dove si trovi…come la roulette russa, giri il tamburo e non sai cosa ti aspetta quando schiacci il grilletto. Per nostra fortuna la destinazione che ci viene assegnata, essendo gli ultimi della coda, è l’Holiday Inn, dicono “di classe superiore” rispetto alla categoria della nostra prenotazione. Bene, notizia positiva....

    Una precisazione va fatta: essendo partiti con un tour operator tedesco, ovviamente tutti i compagni di viaggio nonché le hostess del tour operator sono tedesche o parlano solo tedesco…per l’immensa gioia di Elena che non capisce nulla della lingua.

    Dopo un brevissimo viaggio in bus arriviamo all’albergo: ci troviamo in realtà vicino a Naama Bay , e più precisamente a ridosso di Shark's Bay. Per la mia limitata esperienza alberghiera e di resort (io navigavo ancora a ostelli e campeggi) il luogo sembra molto curato e bello, forse anche troppo sfarzoso per le mie abitudini. Ci informano su un briefing da fare per la presentazione della struttura, ma sapendo che Elena non capisce la lingua e che a me non interessano le attività di animazione, bypassiamo il briefing e ci dirigiamo direttamente in camera, una villetta graziosa tutta nostra, enorme e con terrazzo vista mare…altro che upgrading, questo è un posto magico!!!

    Importante da ricordare: il fatto di aver snobbato il briefing si rileverà essere stata un'enorme imprudenza….

mercoledì 1 marzo 2000

SHARM EL SHEIK - 2K: Prologo

    AD 2000: Siamo sposati da quasi un anno. Nel frattempo papà mi ha lasciato da pochi mesi e l’inverno freddo ci ha un po’ mandati in letargo. Necessitiamo di un risveglio, di una ricarica e quindi decidiamo di prenderci una settimana di ferie per andare al mare

    Ma a Marzo l’Italia è ancora fredda e le nostre misere risorse finanziarie non ci permettono di guardare troppo lontano. Su insistenza di Elena andiamo in un’agenzia di viaggio che le è stata consigliata (nonostante il mio dissenso, visto che preferisco sempre più le vacanze fai-da-te). Dopo una lunga ricerca di mete marittime, vicine e lontane, l’unica eventuale meta possibile - per le nostre tasche - è una nuova località appena scoperta dal turismo italiano, un paesino di pescatori chiamato “Sharm El Sheik”, sulla penisola del Sinai in Egitto. Io non ho mai fatto vacanze in villaggi turistici – gli unici che conosco sono il “ClubMed” per i fighetti e i “Viaggi del Ventaglio” per i pensionati (o almeno queste sono le categorie di turisti che mi immagino) – e l’all-inclusive è un termine che non ho mai avuto modo di provare. Quindi resto incredulo di fronte alla proposta di poter fare una settimana ad un prezzo non da poco, ma tutto sommato contenuto. 

    Per pura casualità ne parlo con mia zia Petra in Germania, la quale mi dice che l’Egitto, soprattutto Hurgada, ma adesso anche Sharm, sono mete ben note ai tedeschi. Inizio una lunga ricerca su internet (con il mio piccolo modem a 56k) e trovo effettivamente una serie di proposte molto più interessanti ed economiche di quanto offerto dall'agenzia italiana, pur conservando lo stesso servizio (l'all-inclusive). Questa è un’ottima notizia, così riusciamo a farci la nostra vacanza economica pagando il minimo (tra matrimonio, arredo e affitto, le riserve sono pressoché a zero). L’unico problema è che la partenza deve avvenire ovviamente da un aeroporto in Germania. Tra le poche opzioni disponibili, scegliamo Düsseldorf, a SOLE 9 ore di viaggio in macchina e a 870km da Milano. Cosa vuoi che sia…

SHARM EL SHEIK - 2K: CAPITOLO 5 - Omi

     Prendiamo il volo come da programma, atterriamo a Monaco di Baviera e per prima cosa cerchiamo il desk del tour operator. Sorvolo sulla...