Giungiamo finalmente all’aeroporto
Sono senza parole, ma lentamente mi rendo conto della situazione: siamo in Africa, un continente lontano un Mediterraneo dall’Europa, senza più un soldo avendo speso le ultime lire egiziane al mercatino di Naama Bay, con una carta di credito senza plafond, una carta bancomat utilizzabile solo ai bancomat europei ed il prossimo volo per Düsseldorf programmato per la settimana successiva…Bene, cosa facciamo adesso?
Non avendo soldi non possiamo nemmeno chiamare casa e chiedere aiuto. E diversamente dall’Europa, dove in ogni caso saprei giostrarmi per trovare una soluzione, qui mi trovo totalmente spaesato, lontano da casa e con intorno territori talmente diversi dal mio modo di vivere e di pensare che mi trovo – per assurdo – a fantasticare se sia possibile tonare a casa con una barca a remi.
In questo stato di sconforto entriamo in aeroporto e qui capisco che il problema non sarà di facile soluzione: il cosiddetto Aeroporto Internazionale di Sharm El Sheik non è alto che un grande capannone, un open-space enorme con al suo centro delle scrivanie rubate alle scuole che fanno da desk delle compagnie aeree e dei tour operator, che si identificano tra di loro con i rispettivi nomi scritti a mano su un foglio bianco attaccato con lo scotch sul bordo della scrivania. A questi tavoli si trovano sporadicamente degli steward o delle hostess, mentre sul tavolo stesso non c’è nulla, non un computer, non una stampante, solo qualche foglietto sparso disordinatamente e qualche penna. Ci sono code caotiche qua e là e non funziona nemmeno l’aria condizionata. I servizi igienici sono fuori uso.
Elena si è seduta su una delle
nostre valige e dopo aver scrutato l’ambiente appena descritto, abbassa la
testa ed inizia come un mantra a ripetere “non usciremo mai da qui!”, sull'orlo di piangere per la disperazione. Cerco di sdrammatizzare ricordandole che al massimo possiamo tornare dal commerciante e scambiarla per i famosi cammelli, così lei avrebbe almeno un tetto ed io - dopo un lungo viaggio - potrei tornare a casa sul dorso del camelide e successivamente riscattarla. Elena non è dell'umore di scherzare.
È ora di prendere in mano la
situazione, non esiste che per incompetenze altri io debba pagarne le conseguenze.
Al momento il mio unico obiettivo è trovare un volo, qualsiasi volo, per
qualsiasi destinazione europea, ma soprattutto non mi deve costare nulla,
perché non posso pagarmelo.
Non voglio lasciare Elena alla
sua disperazione e cerco nuovamente di rincuorarla prima di
mettermi alla ricerca di chiunque abbia a che fare con il mio tour operator
scellerato. Identifico uno steward con il logo del tour
operator che sto cercando. Seppur abbia una voglia matta di scaricare sul
povero malcapitato tutta la mia frustrazione e la rabbia della situazione, ho
la mente abbastanza lucida da rendermi conto che ciò non sarebbe l’approccio
migliore per giungere al mio fine, così lo fermo e con estrema e forzata cortesia gli
racconto quanto è accaduto (lui mi dirà dopo di essere già sotto informato…ma
allora perché non sei venuto a cercarci?!?). Gli faccio pesare molto il fatto
che – a prescindere che io mi sia o meno aggiornato la sera prima sul volo,
contravvenendo alle loro regole - la compagnia ha comunque l’obbligo di verificare
al check-out che ci siano tutti gli ospiti e non può permettersi di chiudere la
lista e abbandonare i turisti senza aver prima fatto di tutto per rintracciarli. La mia negligenza potrebbe eventualmente essere sanzionabile dalla compagnia, ma l'infrazione della loro
procedura di controllo è stata a mio avviso gravissima, tant'è che le conseguenze sono – per l’appunto – nefaste.
Fortunatamente la trattativa dura
poco perché vedo lo steward molto collaborativo e propositivo, conscio che il problema è davvero
grande, ed infatti lo convinco a metterci sul primo volo che abbia una
disponibilità per entrambi e che atterri preferibilmente in un paese dell’Europa
occidentale. Lo steward sparisce, e dopo un’ora di mancati contatti inizio a pensare che si sia
dileguato lasciandoci al nostro destino. Elena nel frattempo si è un po’
ripresa confidando nella soluzione che ci è stata promessa.
E alla fine torna, lo steward
torna col braccio alzato e con dei biglietti in mano sorridente. Nel consegnarceli chi comunica: “Ho trovato 2 posti su un volo per Monaco di Baviera, parte tra
un’ora. Fate subito il check-in dei bagagli!”
Vorrei tanto baciarlo! Germania, atterreremo in Germania. Certo che Monaco è dalla parte opposta rispetto a Düsseldorf, ma è comunque una fortuna incredibile. Elena - che ha solo intuito per motivi linguistici quanto sta accadendo - mi guarda come per dire “ma è tutto vero?”. Le confermo tutto e leggo chiaramente sul suo viso la tensione che improvvisamente svanisce ed un flebile sorriso che sostituisce la precedente espressione.
Forse non resteremo esuli in terra straniera.
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