Prendiamo il volo come da programma, atterriamo a Monaco di Baviera e per prima cosa cerchiamo il desk del tour operator. Sorvolo sulla discussione che si è accesa dopo una serie di rimpalli di responsabilità, ma la conclusione è che non ci pagheranno il volo per Düsseldorf imputando a noi la colpa di quanto accaduto, anzi, ritengono di aver già assolto al loro impegno portandoci in Germania senza chiederci il rimborso del prezzo del biglietto…avremo modo di discutere successivamente.
Ormai è quasi ora di cena, dobbiamo ancora recuperare la nostra macchina che dista quasi 600 km da noi (quasi quanto casa nostra a Monza…) e l’unico volo della serata è gestito dalla Lauda Air alla modica cifra di 600 marchi…che si fa? Si paga o si aspetta alternative migliori il giorno dopo?
Elena è
stanca, non vuole aspettare un altro volo e soprattutto non vuole dormire in aeroporto,
quindi prelevo i contanti (qui posso finalmente farlo), paghiamo i biglietti e un’ora più tardi saliamo
sull’aereo…siamo gli unici passeggeri dell’intero veicolo. I sedili sono in pelle nera e la cena che ci viene servita è davvero deliziosa. Almeno il servizio è ottimo, una magra
soddisfazione per il prezzo pagato.
Giungiamo a Düsseldorf ormai a serata inoltrata e andiamo a recuperare la macchina. È quasi mezzanotte e mettersi in viaggio per Milano non ha senso e non si ha voglia. Quindi propongo a Elena di chiamare mia nonna, distante poco meno di un paio d’ore da dove ci troviamo e di passare il weekend da lei prima di tornare in Italia. Lei acconsente, così chiamo la mia Omi.
“Non ho capito? Quand’è che
arrivi?”, mi chiede Omi, che seppur sia un po' sorda, la domanda la pone per l'incredulità.
“Tra un paio d’ore, Omi. Ti trovo
ancora sveglia?” replico.
“Come tra un paio d’ore? Ma dove
sei?”
Sinteticamente le spiego tutto e dall’altra parte la sento ridere - al suo solito modo - dicendo solo uno sconsolato “Sascha…”, come per dire “sei il solito, ne combini sempre una”.
Però la mia Omi ha sempre le porte aperte e
ci dice che ci aspetterà.
Saliamo in macchina e a quel
punto mi rendo conto che non abbiamo nessuna cartina stradale. Panico. Inizio a riesumare le mie nozioni di geografia della Germania e quindi a seguire le indicazioni di luoghi e città che so essere più o meno nella direzione in cui vorrei andare o di cui ho sentito parlare frequentemente mia madre quando da piccolo si andava in macchina dalla nonna (immaginando quindi che fossero luoghi vicino a lei). Prima zig, poi zag, e finiamo su un autostrada che indica, tra le varie destinazioni, anche l'Olanda.
"Non posso andare del tutto alla cieca, rischiamo davvero di finire chissà dove", informo Elena.
Fortunatamente devo fare benzina e mentre mi servo al self.-service noto sul muro del benzinaio una cartina grossolana delle autostrade tedesche. Gioia e gaudio!! Subito memorizzo le città (e sono tante) lungo la direttiva che devo percorrere, tenendo conto sia i luoghi vicini sia quelli lontani, sapendo poi che i cartelloni delle autostrade riportano principalmente le grandi destinazioni. Un bel po' da tenere a mente, non avendo ne carta ne penna. Della memoria di Elena nemmeno a parlarne.
Gladbeck, Haltern am See, Dülmen, uscita "Nottuln" e infine direzione Billerbeck. All'una mezza di notte passiamo sotto il cartello del "Ferienpark Holtmann", dove una sorridente Omi ci accoglie sorridente con le braccia aperte. Ce l'abbiamo fatta.
Riusciamo ancora a raccontare la nostra avventura ad una Omi estremamente curiosa di come siamo finiti da lei e la suo unico commento resta sempre "Sascha, o mein Gott, bist immer der selbe!", ovvero "Sascha, o mio Dio, sei sempre lo stesso!" ... cosa avrà voluto dire...
La notte porta ristoro e nei successivi due giorni ci rilassiamo nella campagna passeggiando nei campi, coccolati dalla Omi, prima di rimetterci in viaggio per tornare in Italia.
E no, decisamente no, non è stato più economico partire dalla Germania.